Oslo è in Norvegia. Feltri è qui. Peccato.

Non so se qualcuno di voi ha letto questo ma in ogni caso, viste le statistiche, qualcuno l’ha letto e qualcuno Il Giornale (che Montanelli l’abbia in gloria…) lo compra, lo legge, lo sfoglia. E la cosa mi inquieta, anche se accetto la libertà di stampa.
Dopo aver letto quell’editoriale ho letto questa risposta (o non risposta?) e allora mi sono chiesta: replicare, fare un post su un blog, commentare su facebook non aiuta e alimenta la conoscenza di questo pezzo anzichè buttarlo nel dimenticatoio? Sì, è vero. Ma il punto è che non si può metterlo nell’oblio, perchè resterebbe un pensiero che salta fuori, prima o poi, e le cose che vengono lasciate da parte, si sa, sono cazzi amari quando rispuntano, sono più forti, si sentono vere e legittime, ma non lo sono, non sempre.
Così commento e vi invito a leggere i due pezzi che ho indicato.
Innanzitutto pensare che 500 persone (con parecchi ragazzini, poi, non taglialegna senza peli sullo stomaco e le asce in mano) potevano assalire il killer  e invece che non l’abbiano fatto dimostra il loro egoismo è abominevole, da pensare, da dire e da scrivere. Le ragioni di Feltri nel spiegare questa riflessione (?) si annidano nell’idea che dopo i primi momenti di scoramento perchè il pazzo è armato e vestito da poliziotto (quindi inaspettato quanto mai) ci dovrebbe essere quantomeno un momento in cui si agisce.
Per cui dopo un tot di omicidi si salta sul killer e lo si disarma o uccide a sua volta. Sì, come giocare a Call of Duty, infatti. Su un’isolotto grande quanto una piscina, dove nascondersi era persino difficile, dove attorno a te ci sono i cadaveri di chi un momento prima parlarva con te è così immediato pensare “ora attacchiamolo, fermiamolo”. Personalmente credo che o sarei stata uccisa subito o sarei quasi morta annegata a furia di nuotare in cerca di riparo dalla terraferma. In entrambi i casi sarei morta di attacco cardiaco. E Vittorio Feltri, un tizio dietro una scrivania esattamente come lui stesso afferma, cosa dice? Agite. Potevate agire. Su 500 almeno 50 potevano linciarlo. Non l’hanno fatto perchè hanno preferito pensare alla fuga.
Cosa puoi pensare quando hai davanti una mitragliatrice e nessuna possibilità di uscire vivo da un buco tra gli alberi? Quanta forza ti serve per dare al tuo cervello l’input “corri” prima che la pallottola ti raggiunga? Come si parla di coraggio di fronte all’ultima cosa che ti puoi aspettare? In mezz’ora quell’uomo ha ucciso quasi 100 persone, le altre 400 per questo sono egoiste? Sono egocentriche?
Io non credo che “l’unione fa la forza” sia davvero il proverbio che ti viene in mente in quell’istante. E non sarei sconvolta dalla voglia di sopravvivere degli altri 400 ma dalla voglia di massacrare di quell’unico. Sopravvivere è innato, naturale, biologico e umano e lo accetterei se è senza sopraffazione sugli altri. Non è un pirata della strada che viene lasciato andare perchè la gente tace, non è un attacco mafioso fuori dal bar e la gente ci cammina sopra – questa sopravvivenza è sbagliata, è comodità ma qui si parla di una strage. Diventi piccolo piccolo, vuoto. La notte si sveglieranno, quei 400, e crederanno che un tumore al pancreas sarebbe stato meno doloroso che assistere.
Io non li riterrei egocentrici ed egoisti nè parlerei di egotismo, mai, mai mi salterebbe in mente. E io, difatti, non sono nessuno, non ho il potere della carta stampata. Feltri sì. Anche questo tende ad angosciarmi…
E’ come accusare i passeggeri degli aerei andati addosso alle Twin Towers di essere dei vigliacchi perchè in 200 non hanno fermato 10 talebani. Ridicolo, assurdo. Se l’istinto di sopravvivenza è egoismo – in queste occasioni – allora bisogna buttare Darwin e la nostra umanità e l’istinto di razza nel cesso.

Sacrificio, è questo che dice Feltri, non siamo più in grado di sacrificarci per gli altri. Superman, Batman, Spiderman, Edward Cullen, Harry Potter, Rambo, Capitan America, Terminator…Queste sono coraggiose finzioni. Nella vita vera un pazzo armato che d’improvviso spara senza che ci si possa accorgere di cosa succede non dà neppure il tempo di pensare al sacrificio, che, comunque, implica morire e a quel punto le vittime erano 500, non 100. A cosa sarebbe servito?

 

15 pensieri su “Oslo è in Norvegia. Feltri è qui. Peccato.

  1. Questa è una delle riflessioni più serie e intelligente che abbia letto negli ultimi giorni. E comunque nella redazione del Giornale ci deve essere un covo di Superman… prima Feltri che accusa i ragazzi di 15 anni di essere dei vigliacchi ché se son morti la colpa è tutta loro perché non hanno reagito; poi stamattina fanno editoriali prendiperilculo Travaglio perché durante la scossa di terremoto è uscito dallo studio in mutande (in realtà banalissimi bermuda). Ohibò, che mondo vigliacco… perché non siamo tutti machoman supereroi come la redazione de Il Giornale?
    …Mondanelli, da qualche parte, credo si stia rigirando nella tomba come un frullino…

    1. potrei anche capire la lettura di “lotta alla sopravvivenza” che ne fa Feltri se non fosse che ha detto una gran vaccata paragonando tale lotta al massacro ad Oslo e che oggettivamente non si può definire “lotta egoistica” la ricerca di salvezza da un maniaco nazista. A questo punto diamo agli ebrei morti nei lager dei pappamolli e a tutte quelle persone uccise senza difesa dei cagasotto e siamo a posto.
      Che ragionamento è?

  2. Ebbene, sono davvero estasiato dall’opinione geniale di Feltri. Si, certo. Ne sono convinto. Dopo le inenarrabili dichiarazioni di Borghezio sulla strage di Oslo, che per altro mi aspettavo considerando il suo quoziente di intelligenza, non mi sarei mai aspettato che qualcuno lo superasse con tanta arguzia. Probabilmente non si è espresso del tutto, forse dormiva o forse stava guardando una puntata di “Ai confini della realtà”. Il suo è stato un commento a caldo, diciamo pure a bagnomaria.

      1. Il problema è che non solo l’ha detto, ma ha pensato bene di scriverlo. La domanda che mi sono sempre posto è questa: Ma Feltri è un giornalista? Mah!

  3. perdonate la volgarità, ma visto che feltri ha passato il segno lo passo anchio: ha semplicemente scritto l’articolo mettendo in comunicazione la penna con il culo e le stronzate che ne sono venute fuori sono la chiara conseguenza. naturalmente gli auguro vivamente di ritrovarsi in una situazione simile così che possa insegnarci (a noi giovani incapaci di agire) come l’unione fa la forza, il nostro grande superuomo, non sentivo di queste stronzate dalle abberazioni di marinetti sulla guerra e l’eroica propaganda nazi-fascista.

    1. Lui, Feltri, dice anche che è complesso scrivere queste cose ma è vero.
      Per me è un salvacoscienza insulso. Non è difficile scrivere porcate, è facilissimo. Lo può fare anche un giornalista (???).

  4. Io personalmente penso che giudicare del comportamento altrui sia di per sé difficile; ancora di più lo è in situazioni simili. Un’altra occasione persa per stare zitti.
    Che poi: ma è proprio così necessario scrivere sempre di e su tutto? Sì, a quanto pare lo è.

          1. scusatemi, so che non centra nulla ma ho appena visto in queste pagine chuck norris vendicare l’onore offeso di michelle obama…è meraviglioso!

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